Food supply chain: gestire la logistica alimentare in 3 mosse

La food supply chain, ovvero la catena di approvvigionamento alimentare, rispetto ad altri settori industriali presenta complessità e caratteristiche uniche che impongono l’utilizzo di  soluzioni informatiche specifiche per l’agroalimentare. Perché nel mondo food and beverage non c’è spazio per i classici processi produttivi interni o esterni.

Parlare di food supply chain significa acquisire la capacità di orchestrare la filiera, assumendo il pieno controllo di tutti i processi prima ancora che materie prime e semilavorati entrino “fisicamente” in azienda diventando parte del processo produttivo.

 

Come funziona la logistica in campo alimentare? 

La corretta gestione della logistica in questo settore è fondamentale per garantire la corretta conservazione e distribuzione degli alimenti deperibili. Per questo motivo, la food supply chain prevede una serie di fasi che vanno dalla raccolta dei prodotti agricoli fino alla consegna al consumatore finale, ciascuna con specifici accorgimenti e controlli per garantire la conservazione dei cibi. 

Durante tutto il processo di raccolta o produzione, lavorazione e distribuzione, è importante mantenere la temperatura controllata per evitare il deterioramento del prodotto e garantirne la freschezza. Per esempio, nel trasporto di frutta e verdura si usano camion e mezzi refrigerati, mentre i container dotati di refrigerazione sono impiegati per il trasporto di prodotti ittici.  

In questo scenario, l'uso di tecnologie avanzate come sensori e software di tracciabilità permettono di monitorare costantemente la posizione e le condizioni dei prodotti lungo tutta la catena di distribuzione. Grazie a queste soluzioni, è possibile intervenire tempestivamente in caso di eventuali problemi e garantire la sicurezza alimentare dei consumatori. 

 

I pilastri della food supply chain 

L’esigenza comune a tutte le migliori aziende del settore agroalimentare è dunque quella di monitorare ogni fase di lavorazione e/o trasformazione delle materie prime dai fornitori fino alla realizzazione del prodotto finito. Anzi, fino alla consegna sugli scaffali della distribuzione

Partiamo dal presupposto che i tre macro-obiettivi comuni a ciascuna impresa che identificano una food supply chain di successo sono:

  • controllo qualità
  • compliance di tutte normative in fatto di sicurezza alimentare
  • tracciabilità di tutta la filiera del prodotto.

L’Erp è lo strumento ideale per gestire tutte le complessità della supply chain garantendo gli standard più elevati in termini di qualità e sicurezza alimentare perché consente di tenere traccia di ogni step nella lavorazione del prodotto.

Come gestire la complessità della food supply chain in 3 mosse

Per far fronte alla complessità della food supply chain bisogna mirare a:

  1. ridurre i costi,
  2. ottimizzare le scorte,
  3. migliorare la produttività (adattando i processi interni per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori).

1. Ridurre i costi

È lo scopo di ogni Erp, ma nel food and beverage più che altrove, ridurre i costi significa maggiori profitti.

Anche nelle aziende dell’agroalimentare possono nascondersi inefficienze e processi scarsamente produttivi difficili da individuare.

Un software deve automatizzare il maggior numero di processi operativi e amministrativi, mettendo in connessione i vari reparti e i dipartimenti aziendali. Proprio da questo “dialogo” si possono individuare queste inefficienze ricavando informazioni preziose sia per ridurre i costi sia per prendere le decisioni migliori al momento giusto.

2. Ottimizzare le scorte nella supply chain del food

Quando un’azienda lavora con prodotti altamente deperibili come accade nel mondo food and beverage, nulla può essere trascurato. Il rischio di ritrovarsi con materie prime scadute e inutilizzabili è sempre dietro l’angolo. Ma, soprattutto, un errore durante le fasi di manipolazione, conservazione o stoccaggio può causare la formazione di agenti potenzialmente patogeni all’interno del prodotto alimentare stesso.

Ottimizzare le scorte significa poter contare su un sistema in grado di avvisare gli utenti quando un prodotto sta per scadere e migliorare gestione dell'inventario in base alle previsioni di vendita e alla priorità degli ordini.

Non solo: è successo più di una volta, in passato, che alcuni prodotti siano stati ritirati dal mercato per dei difetti che potevano nuocere alla salute dei consumatori, ecco perché rintracciare immediatamente i lotti potenzialmente pericolosi diventa fondamentale ma è un’operazione possibile in tempi rapidi solo con l’aiuto di una soluzione informatica che ci permetta di accedere in tempo reale a tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno.

3. Supply chain del food: migliorare la produttività

Al contrario di altri settori nei quali “migliorare la produttività” significa solo produrre più articoli in meno tempo, quando si parla di catena alimentare dobbiamo pensare ad un settore in cui i gusti dei consumatori variano ad una rapidità impressionante.

Oggi non basta fare un prodotto alimentare buono, ma per aver successo questo deve rispondere ad alcuni standard che riguardano:

  • Regimi alimentari specifici (diete per vegetariani, vegani, gluten free per chi soffre di celiachia ecc.)
  • Presenza di allergeni
  • Rispetto di determinati standard etici
  • Sistemi cruelty free
  • Gestione degli scarti alimentari

Fattori qualitativi e non solo che vanno oltre gli slogan e che devono essere certificati e certificabili. Questo significa non solo garantire la fase di lavorazione interna ma poter assicurare che non vi siano state contaminazioni o manipolazioni scorrette degli ingredienti lungo tutta la filiera.

Pensiamo solo a quello che è successo pochi anni fa con l’olio di palma, dove la scarsa tracciabilità della supply chain alimentare ha portato alla diffusione di prodotti contenenti olio di palma non sostenibile e dannoso per la salute.

La supply chain nel food e i consumatori

Ma al di là di nuovi regimi alimentari, trend del momento o scandali alimentari passati, il punto è che i consumatori sono sempre più consapevoli e informati. Giustamente, si sono abituati a leggere le etichette perché sono più attenti a quello che mettono nei loro piatti.

Ecco perché, nel mondo del food migliorare la produttività significa anche adattare i propri processi interni per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori.

Quest’ultimo aspetto è forse quello che caratterizza maggiormente un settore nel quale produrre non significa solo “costruire” qualcosa. Questo soprattutto, ma non solo, in un paese come il nostro, dove il cibo non è un semplice prodotto ma può diventare una forma d’arte.


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