Controllare l’intero ciclo di vita di un prodotto, per chi tale prodotto lo realizza, è fondamentale.
Questo per due esigenze convergenti:
Per conciliare le due esigenze, un sistema di Product Lifecycle Management (PLM) for process è lo strumento ideale. Consente infatti di controllare end-to-end ogni variabile del ciclo di vita di un prodotto, garantendo l’efficienza come la trasparenza dei processi produttivi.
Dalla fase di ideazione a quelle di realizzazione e messa in commercio, così, un software PLM accompagna by design l’intero sforzo realizzativo aziendale, favorendo la creazione di portafogli prodotto:
Un PLM efficienta tanto la produzione dell’esistente quanto lo sviluppo del nuovo, in quest’ultimo caso favorendo attività di R&S più a fuoco e meglio allineate tanto alla richiesta di mercato quanto alle possibilità dell’azienda. La fase ideativa si allinea più compiutamente ai risultati finali, e si riducono assieme al time-to-market anche le più frequenti criticità legate all’esecuzione di formulazioni complesse.
Monitorando l’intero ciclo di vita di un prodotto, poi, un PLM abilita strategie a minore impatto ambientale. Questo perché, tra le altre cose:
Dopo questo breve excursus generale sui benefici legati all’adozione di un PLM, proviamo di seguito a specificarne meglio la portata. Consideriamo, in particolare, 5 elementi chiave che possono aiutare un’azienda a fare un salto di qualità nella gestione del ciclo di vita dei propri prodotti.
Tale salto di qualità, va detto, riesce davvero solo se si riesce a integrare coerentemente, magari con l’aiuto di un system integrator qualificato, la soluzione di Product Lifecycle Management nella propria infrastruttura gestionale.
Il ciclo di vita di un prodotto è quel processo in cui una nuova idea di business è dapprima concepita, sviluppata, lanciata sul mercato fino ad affermarsi come prodotto di largo consumo, per poi raggiungere la sua maturità commerciale e una fase di declino. Alla fine del suo ciclo di vita, un prodotto può chiudere il cerchio del suo sviluppo o trovare un nuovo slancio grazie a strategie di marketing mirate a rinnovare la sua immagine attraverso nuove varianti o nuove formule per incontrare segmenti specifici di mercato. Come peraltro ci insegnano alcuni dei colossi italiani del food, che hanno da sempre mantenuto inalterato il loro prodotto di punta, rilanciandolo negli anni attraverso campagne marketing diversificate (ad esempio Nutella).
In alcuni casi la segmentazione dei consumatori è talmente spinta da portare le aziende a inaugurare nuove linee partendo dalla stessa base concettuale. In questo modo si apre un nuovo cerchio e si dà inizio a un altro ciclo di vita. Si pensi, ad esempio, alle linee ‘zero zuccheri’, ‘zero grassi’, o a quelle ideate per celiaci. In questi casi il prodotto originario cambia del tutto veste e al suo posto troviamo sul mercato un suo ‘clone’ con nuove caratteristiche ricercate da altre fasce di consumatori che altrimenti non avrebbero potuto o voluto comprare la linea originale.
Si possono distinguere 5 stadi del ciclo di vita di un prodotto, la cui durata può variare in modo significativo a seconda del tipo di prodotto, del mercato e di altri fattori contingenti. Ecco nel dettaglio le 5 fasi.
Questa fase è cruciale, perché dalla velocità con cui l'idea prende forma si stabilisce in larga misura il time-to-market, la capacità cioè di arrivare prima degli altri sullo scaffale con un prodotto innovativo. In questa fase la condivisione delle informazioni per il team di ricerca e sviluppo facilita e accelera l’innovazione.
Arriva il momento in cui il prodotto viene lanciato sul mercato per la prima volta. Dopo test e ricerche sui consumatori, ecco la prova del nove. Le vendite in questa fase sono generalmente basse, solo una ristretta fascia di consumatori sarà disposta a provare il nuovo prodotto, e i costi rimangono alti a causa degli investimenti in marketing e produzione. L'obiettivo però non è fare volume, ma farsi conoscere e stabilire una quota di mercato.
Una volta che le vendite iniziano a crescere rapidamente, ci si avvicina al punto di pareggio e da lì in poi i profitti iniziano ad aumentare e i costi a diminuire. L'azienda può marginalizzare aumentando i prezzi o investire in marketing e promozione per consolidare la sua posizione sul mercato.
In questa fase del ciclo di vita è fondamentale creare valore per i consumatori attraverso il prodotto e semplificare il più possibile processi ormai rodati. Si procede a un taglio dei costi di produzione per prepararsi al momento in cui le vendite raggiungeranno il loro apice e si stabilizzeranno. Nel frattempo, i competitor avranno già lanciato altri prodotti simili, minacciando la sopravvivenza del prodotto. Da lì in avanti i profitti iniziano a diminuire. L'azienda può cercare di differenziare il prodotto, decidere di intraprendere percorsi di internazionalizzazione, o ridurre i costi al fine di mantenere la sua competitività.
L'affollamento del settore determina un calo naturale delle vendite, che iniziano a diminuire a causa di sempre più nuovi prodotti concorrenti. A ciò si aggiungono altri fattori a volte difficilmente prevedibili, come cambiamenti nei gusti dei consumatori o fattori economici e geopolitici. È a questo punto che l'azienda deve prendere una nuova decisione: riposizionare il prodotto o toglierlo dal mercato.
La fase di ‘declino’ pone dunque nuovi interrogativi all'azienda, che deve chiedersi se a livello strategico sia più conveniente chiudere del tutto il ciclo di vita del prodotto, o cercare di allungarlo attraverso alcune proposte innovative. Da questa decisione può dipendere lo sviluppo di una nuova offerta commerciale o la nascita di una linea affine all'originale che tenga conto del cambio di gusto e delle necessità dei consumatori.
Per centrare questo obiettivo si possono mettere in pratica diverse strategie, a seconda delle reali esigenze di cambiamento dell'azienda e del prodotto. Si possono definire 7 possibili exit strategy di successo per riposizionare un brand sul mercato alla fine della sua fase di declino:
Si tratta più che altro di un'evoluzione. Se i consumatori ricercano prodotti in linea con stili alimentari sani è bene rispondere a questa richiesta con una linea low calories o senza zuccheri aggiunti che mantiene quasi inalterato il gusto originale.
Talvolta basta solo un dettaglio grafico sul packaging a fare la differenza, rilanciando il prodotto con un'immagine più fresca e moderna.
L'imballaggio può conferire un nuovo valore al prodotto, e solo cambiando involucro a volte è possibile agire profondamente sulla percezione dei consumatori. Il nuovo disegno del packaging genera la percezione di un upgrade di prodotto.
L'internazionalizzazione può essere considerata una strategia di rilancio molto efficace. Ricominciare il ciclo di vita su un altro mercato vergine aumenta la possibilità di fare profitti dallo stesso prodotto senza modificarlo.
Si possono trovare nuovi clienti presentando un alimento con nuove funzioni a cui il cliente non ha ancora pensato, ad esempio cambiando le fasce orarie in cui un prodotto può essere consumato.
Le campagne di marketing sono molto persuasive in questo, spingendo il consumatore a continuare ad acquistare il prodotto grazie a nuove offerte, gadget e premi.
Se un prodotto ha macchiato la sua immagine con una cattiva reputazione a volte si pensa a un re-branding come strategia per lanciarlo sul mercato sotto un altro nome.
La scelta di affidare la gestione del ciclo di vita a un software PLM è cruciale per generare maggior valore possibile dalle informazioni inerenti al suo sviluppo continuo nel tempo. Custodire questi dati in unico sistema centralizzato permette a tutti gli stakeholder di apportare modifiche e lavorare sempre sulla versione più aggiornata, in modo da tenere traccia delle innovazioni. Ma non è solo l‘interdipendenza tra processi di collaborazione a beneficiarne. L'utilizzo del PLM ottimizza ogni aspetto della gestione end-to-end di un prodotto.
Ciò garantisce che ogni tassello che forma parte dell’enorme puzzle riguardante il suo sviluppo, la sua produzione e la sua distribuzione sul mercato siano perfettamente integrati, allineati e sincronizzati con i processi di tutti i dipartimenti. Questo obiettivo è la sfida principale da vincere verso l'efficienza produttiva. La scorciatoia per farlo è quella di affidarsi a un sistema in grado di automatizzare procedure a rischio errore e rendere visibili nuove connessioni che altrimenti sarebbe impossibile portare alla luce.
Dopo questo breve excursus generale sui benefici legati all’adozione di un PLM, proviamo di seguito a specificarne meglio la portata. Consideriamo, in particolare, 5 elementi chiave che possono aiutare un’azienda a fare un salto di qualità nella gestione del ciclo di vita dei propri prodotti.
Tale salto di qualità, va detto, riesce davvero solo se si riesce a integrare coerentemente, magari con l’aiuto di un system integrator qualificato, la soluzione di Product Lifecycle Management nella propria infrastruttura gestionale.
La scelta di un software PLM concorre più nel dettaglio al raggiungimento di 5 vantaggi competitivi essenziali per l'innovazione di prodotto:
Il primo, e più evidente, beneficio che porta in dote un PLM è quello di un’accelerazione dei tempi di messa in produzione e commercializzazione.
Una soluzione di lifecycle management, del resto, è pensata espressamente per questo. Fine ideale di un PLM è, cioè, fare da “cinghia di trasmissione” di tutte le informazioni legate a un prodotto e al suo processo produttivo, a partire dalla sua fase ideativa.
Favorendo un’analisi minuziosa di tutte le variabili legate alla ricetta, un PLM for process può velocizzare i processi decisionali già a monte della produzione. Dall’esame del mercato di riferimento alla valutazione di costi e disponibilità delle materie prime da impiegare, le informazioni orientano una pianificazione strategica più a fuoco e dagli esiti in qualche modo prevedibili.
Il processo produttivo vero e proprio risulta così più agevole da gestire, ed è possibile velocizzarne l’esecuzione. Il risultato sono, appunto, stime attendibili sui risultati che è lecito attendersi e soprattutto tempistiche più rapide per l’immissione sul mercato di nuovi prodotti. Tempistiche che possono ridursi, secondo alcune statistiche, addirittura del 75% rispetto allo standard.
Proprio perché funziona come strumento di gestione completa del ciclo di vita prodotto, un PLM riesce a garantire nel lungo termine il mantenimento processi dinamici oltre che trasparenti. Il monitoraggio minuzioso delle variabili in gioco, infatti, permette anche di modificare rapidamente i piani al variare del quadro di riferimento.
Un PLM tiene sotto controllo, da questo punto di vista, tutti i passaggi chiave di un processo produttivo. A partire dalla definizione della lista ingredienti, passando per il controllo delle conformità nei diversi step realizzativi, per finire con la condivisione dei dati salienti con gli altri elementi dell’infrastruttura gestionale come l’ERP. Ciò consente, tra le altre cose, di assicurare uniformità e precisione nella realizzazione di una ricetta anche quando l’organizzazione della produzione è complessa o l’articolazione territoriale è estesa.
Ancora, attraverso questo monitoraggio minuzioso un PLM può favorire processi closed-loop, a minore impatto ambientale. Si favoriscono così buone pratiche di economia circolare o, comunque, si riescono a definire workflow più intelligenti e sostenibili.
Anche dal punto di vista dell’utilizzo di materiali e risorse, un PLM può essere un game changer per un’azienda. Già in fase di ideazione, infatti, il software definisce un quadro preciso dei costi di un prodotto, della disponibilità di materie prime, delle possibilità realizzative dei propri stabilimenti. Informazioni preziose per valutare la fattibilità o meno di determinati prodotti.
Ancora migliore è la situazione quando questa analisi, come accade nei PLM più performanti, viene agevolata da simulazioni di scenario di tipo predittivo. Analisi di questo tipo aiutano a comparare più opzioni realizzative e trovare quindi quella più efficiente nel rapporto costi-benefici. Secondo McKinsey, l’adozione di strumenti di simulazione digitale può aumentare del 10% la redditività e fino al 25% la qualità dei prodotti realizzati.
Un PLM diventa poi un valore aggiunto anche per il supply chain management, perché definisce con più esattezza le esigenze in termini di approvvigionamenti e necessità di materie prime, consentendo un elevato livello di standardizzazione ed efficientamento del procurement.
L’efficienza di un PLM si manifesta con particolare evidenza in ambito R&S. Le attività di ricerca e sviluppo vengono infatti facilitate dalla disponibilità di una piattaforma collaborativa qual è appunto un PLM.
Da un punto di vista pratico, una soluzione del genere aiuta così a lavorare più efficacemente allo sviluppo di nuovi prodotti, utilizzando una single source of truth in cui condividere dati e processi. Anziché scambiare mail o utilizzare soluzioni di varia natura per lavorare sui file di progetto il team di R&S può allora operare più speditamente e con migliori risultati.
Inoltre, un PLM può mettere a disposizione di chi si occupa della progettazione di nuovi prodotti più fonti di dati eterogenei. In primis, quelli che arrivano da altri dipartimenti (per esempio quelli di vendita). Si riescono in questo modo ad analizzare meglio le performance dei prodotti, o la richiesta del mercato, e ciò aiuta a capire dove dirigere i propri sforzi.
Un altro punto di forza di una soluzione PLM è infine la gestione delle compliance, particolarmente critica in un settore, quale quello alimentare a elevato tasso regolatorio e con normative rigide per un verso, in continua evoluzione per l’altro. Se si produce anche per mercati esteri, poi, questa complessità aumenta e il quadro varia sensibilmente da Paese a Paese.
Mettere in commercio prodotti in regola con tutti gli adempimenti diventa allora un obiettivo non semplice da raggiungere, e un PLM può risultare un valido alleato. In primo luogo, perché controlla l’aderenza del prodotto in tutte le fasi del processo produttivo a quanto prescritto nelle ricette. In secondo luogo, perché tiene traccia di prescrizioni e normative da seguire e ne può registrare automaticamente le variazioni. Ciò consente di eseguire step di verifica e controllo diversificati, oltre che costantemente aggiornati.
Un software di Product Lifecycle Management, così, previene gli inconvenienti principali legati alla mancata conformità di prodotto, dalle sanzioni al ritiro dal commercio. Inoltre, aiuta a circoscrivere il danno, per così dire, nel momento in cui qualche inconveniente effettivamente si verifica. Se un prodotto non conforme viene messo in commercio, infatti, le informazioni registrate dal PLM, integrate ai dati di supply chain, aiutano a capire il problema e individuare le partite di prodotto effettivamente coinvolte.
Quelli elencati sopra sono solo alcuni highlights di una soluzione di PLM for process. Dimostrano quanto può essere utile uno strumento del genere per assicurare una gestione coerente del ciclo di vita di prodotto. Dall’idea allo scaffale, un software di Product Lifecycle Management segue infatti tutte le fasi di una produzione, rispondendo a quello che è un requisito sempre più centrale per garantire il successo di un’attività produttiva.